Il Partito socialista ticinese (PST), fondato sul Ceneri nel 1900, era un’organizzazione politica assai strutturata: ai vertici gli organi dirigenti (commissione direttiva e commissione esecutiva), in cui erano presenti anche membri nelle istituzioni; sotto gli organi regionali intermedi e in fondo alla piramide gli organi locali. La sezione, elemento di base del partito, era organizzata generalmente su base comunale. Vi erano però delle eccezioni, laddove la presenza socialista era scarsa. Era questo il caso dell’Alta Leventina, dove i socialisti erano reclutati soprattutto tra i ferrovieri e, in misura minore, tra gli operai.
L’inaugurazione di questa bandiera s’inserì in una fase di ripresa del movimento operaio che nel secondo dopoguerra vide crescere gli elettori e, sul piano organizzativo, conobbe un aumento degli iscritti al PST, la rifondazione di parecchie sezioni e l’inaugurazione di diverse bandiere.
Il vessillo, di color rosso, porta la scritta in giallo Sezione Socialista Alta Leventina e sull’angolo in alto a sinistra è ricamato il “sol dell’avvenire”, pure giallo. Dietro tre parole chiave: pace – giustizia – libertà. Siamo nel 1945 e quindi pace e libertà, oltre ad essere stati difesi strenuamente dai socialisti nel periodo delle dittature nazifasciste, sono a quel momento valori estremamente attuali. La parola giustizia (intesa come giustizia sociale) fa parte da sempre dei valori fondamentali del socialismo.
L’inaugurazione della bandiera si tenne il 21 luglio 1945 all’Hotel des Alpes di Airolo. Il presidente della sezione Aebischer, impiegato FFS, salutò e ringraziò la madrina Claris Caslani e il padrino Paolo Broggi (1891 – 1970), ferroviere, vecchio militante e sindacalista “già caro ai compagni airolesi perchè egli fu uno dei fondatori ed il primo presidente, nel 1918, della sezione socialista di Airolo”. Broggi tenne un breve discorso di circostanza. Il “battesimo” si svolse con un rituale ben definito: taglio dei nastri dell’involto da parte della madrina, che salutò la bandiera seguita dal padrino; consegna al presidente che promise “a nome della sezione di tenerla sempre alta e di seguirla con fede ed abnegazione”; presa in consegna da parte dell’alfiere Giuseppe Bottesi per il saluto ai presenti. “Indi il compagno Broggi chiuse la bella manifestazione, semplice ma piena di significaio, inneggiando agli alti ideali socialisti ed invitando alla lotta per la loro completa realizzazione” (Libera Stampa, 28 luglio 1945). Paolo Broggi era a quel momento membro della commissione direttiva del PST e alla sua morte, nel 1970, il quotidiano socialista lo definì “il padre del socialismo bellinzonese” (Libera Stampa, 25 aprile 1970). Anche il vessillo alto leventinese fu presente ai funerali del suo padrino e per questo ricevette un ringraziamento particolare dai famigliari (Libera Stampa, 12 maggio 1970).