Fonte: Libera Stampa
Data di pubblicazione: 30 aprile/1° maggio 1958
Autore: Pietro Salati
Un tema molto ricorrente nel dibattito politico e intellettuale durante gli anni Cinquanta del secolo scorso è stato il rischio di una guerra atomica che avrebbe potuto distruggere il mondo intero. Guerra fredda, corsa agli armamenti, investimenti nella ricerca atomica e missilistica, preoccupano soprattutto gli ambienti di sinistra, in Svizzera come altrove. Buona parte della sinistra promuove il pacifismo e denuncia l’armamento atomico. Nel 1958, tuttavia, quando viene lanciata in Svizzera un’iniziativa contro le armi atomiche, il Partito socialista appare diviso e decide a maggioranza di non appoggiarla, pur non impedendo ai militanti di sostenerla individualmente. Si svolgono anche diverse manifestazioni contro l’armamento atomico, dietro le quali le forze politiche borghesi, ma anche parte della socialdemocrazia, vedono una strumentalizzazione orchestrata dall’URSS.
Si prende tuttavia coscienza dell’ambiguità del progresso scientifico e tecnologico: benessere da un lato, minaccia e rischio di annientamento dall’altro. L’illustrazione di Pietro Salati per il numero del 1° Maggio 1958 di Libera Stampa esprime proprio, con drammatica brutalità, l’ambiguità del progresso e della tecnologia. Come si deduce anche dalla lunga didascalia che accompagna il disegno, soltanto l’affermazione degli ideali socialisti potrà impedire che le conquiste tecnologiche si trasformino in strumento di barbarie: “In un mondo dove l’egoismo e la smisurata ambizione dell’uomo ancora chiedono torture e guerre, dove l’energia atomica ha portato miseria e morte, anche le più mirabolanti scoperte della scienza possono tramutarsi in spaventosi strumenti distruttivi. Solo il socialismo ha forze spirituali e concretezza programmatica per dare all’uomo una equa misura di civiltà, di dignità, di giustizia”. Concetti ribaditi anche dall’editoriale di Piero Pellegrini pubblicato accanto all’immagine: “solo un mondo socialista basato sulla libera cooperazione di tutte le forze produttive e intellettuali, senza guerra, può permettere all’umanità di guardare con serenità e fiducia all’avvenire”.
L’autore di questo disegno, Pietro Salati (1920-1975), nato e cresciuto a Lugano, era stato allievo di Marino Marini all’Istituto Superiore di Arti Grafiche di Monza. Pittore e grafico, Salati è stato fra i promotori del Centro scolastico per le industrie artistiche (CSIA), del quale fu direttore dal 1962 fino al 1975. Membro della giuria del Premio letterario Libera Stampa, Salati è anche autore di numerose pubblicazioni: poesie, resoconti di viaggio, ricerche sul patrimonio artistico e artigianale del Ticino; per i suoi saggi ha ottenuto nel 1961 un Premio Schiller.
Collaboratore di Libera Stampa, ha militato nel PST che ha rappresentato nel legislativo e nell’esecutivo di Viganello, comune nel quale risiedeva. Dopo la scissione del 1969, si era adoperato per cercare di mediare tra le fazioni del movimento socialista ticinese; pare avesse fatto suo il monito di Turati: “bisogna essere socialisti nonostante i socialisti”.